Efficienza energetica: come funziona la cessione del credito?

impianti casa a a norma

Oramai da diversi anni chi mette mano alla propria abitazione, per migliorarne le performance energetiche, per renderla strutturalmente più sicura, adeguandola alle normative sismiche vigenti, ma anche solo per renderla più funzionale rispetto alle proprie esigenze e più gradevole alla vista, può contare su tutta una serie di incentivi statali.

Ovviamente, a seconda del tipo di lavoro che si ha in mente bisognerà optare per il giusto incentivo. Chi esegue lavori di manutenzione straordinaria di vario tipo, dal rifare un bagno fino ad una ristrutturazione globale, può sfruttare il Bonus Ristrutturazioni; chi sostituisce gli infissi, la caldaia, oppure attua misure che consentano di incrementare l’efficienza energetica del proprio immobile, come isolare il tetto o rifare la facciata con un cappotto termico, può contare sul cosiddetto Ecobonus, mentre chi adegua le strutture di casa, riducendone la classe di rischio può fruire del Sisma Bonus.

Si tratta di incentivi che con modalità differenti ed aliquote diverse caso per caso, consentono di recuperare buona parte (in genere la metà o in taluni di quanto complessivamente speso, con tetti di spesa anche in questo caso diverse a seconda dell’operazione effettuata. Il recupero avviene negli anni successivi (in genere 10 o in alcuni rari casi 5) sempre come detrazione IRPEF. Ciò significa che è sempre necessario metter mano al portafogli e sostenere tutte le spese, ma poi pian piano una buona parte del capitale investito rientrerà in altro modo.

Il cosiddetto Decreto crescita (Dl 34/2019) ha introdotto un’ulteriore sostanziale novità che,in alcuni casi, consente, almeno sulla carta, di limitare fortemente l’esborso iniziale, grazie alla cessione del credito derivante dall’Ecoonus all’installatore o al fornitore dei materiali.

In effetti, per poter usufruire di tutti gli incentivi suddetti, le spese vanno immediatamente sostenute da parte dell’interessato nel momento in cui si effettuano gli interventi. Indubbiamente, poi, la metà di quanto effettivamente speso (se non di più) tornerà nelle tasche del contribuente, ma un po’ per volta esempre a patto che questo abbia sufficiente capienza fiscale.
Vediamo allora di capire bene cos’è questa fantomatica cessione del credito di cui tanto si sente parlare, quando è possibile fruirne e che vantaggi comporta.

Il Decreto Crescita e la cessione del credito

Cos’è mai questa cessione del credito? Come può agevolare ulteriormente coloro che intendono eseguire lavori nella propria abitazione e quando è applicabile?
Innanzitutto vediamo di che si tratta nella pratica.

Semplificando molto, con il Decreto Crescita nel momento in cui si eseguono dei lavori in casa, è possibile cedere all’azienda che li realizzerà, o anche ai fornitori, la propria quota di agevolazione fiscale, ottenendo in cambio un sostanzioso sconto immediato (teoricamente del 50%) sull’ammontare complessivo dei lavori.Così facendo il recupero fiscale previsto dai vari Bonus e spalmato per gli anni a venire, viene a tutti gli effetti “girato” all’impresa, mentre il contribuente limita fortemente l’esborso iniziale.

L’articolo 10 del decreto crescita, per gli interventi di efficienza energetica, così come anche per quelli di adozione di misure antisismiche recita che:
“il soggetto avente diritto alle detrazioni può optare, in luogo dell’utilizzo diretto delle stesse, per un contributo di pari ammontare, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e a quest’ultimo rimborsato sotto forma di credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, senza l’applicazione dei limiti di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Il fornitore che ha effettuato gli interventi ha a sua volta facoltà di cedere il credito d’imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Rimane in ogni caso esclusa la cessione ad istituti di credito e ad intermediari finanziari».

La prima cosa da chiarire è che quanto appena detto vale solo per:
1) gli interventi, agevolati al 50-65-70-75%, che consentano di ottenere un risparmio energetico «qualificato» (sia su singole unità immobiliari o su parti comuni condominiali) per i contribuenti incapienti, con possibile cessione anche alle banche;
2) gli interventi, agevolati al 50-65-70-75%, che consentano di ottenere un risparmio energetico «qualificato» (sia su singole unità immobiliari o su parti comuni condominiali) per i contribuenti non incapienti contribuenti, ma senza possibilità in questo caso di cessione alle banche;
3) gli interventi antisismici, agevolati al 75% (riduzione di una classe di rischio) o all’85% (riduzione di due classi di rischio), per tutti i contribuenti, anche non incapienti, ma senza possibilità di cessione alle banche;
4) l’acquisto, agevolato al 75% (riduzione di una classe di rischio) o all’85% (riduzione di due classi di rischio), di unità immobiliari, sulle quali, dopo la demolizione e la ricostruzione dell’intero edificio, l’impresa abbia effettuato interventi antisismici, per tutti i contribuenti, anche non incapienti, ma senza possibilità di cessione alle banche.

È possibile la cessione del credito solo per i cosiddetti Sisma Bonus e Eco Bonus, ma non per le normali ristrutturazioni.

È ovvio, poi, che se si chiede: “Preferiresti spendere 50.000 euro oggi, recuperandone 25000 nei prossimi 10 anni, oppure semplicemente spenderne 25.000 oggi e finita lì?”, chiunque opterebbe immediatamente per la seconda ipotesi. Bisogna però capire come si pongono le imprese rispetto a questa possibilità.

Pro e contro della cessione del credito

Sulla carta per chi esegue i lavori, non c’è dubbio che risulti più vantaggiosa la cessione, anche perché per legge dovrebbe essere esattamente pari all’ammontare della detrazione.
È un po’ come se l’impresa fungesse da banca per il cliente. Ovviamente, però, anche i fornitori e le imprese devono far tornare i loro conti: pagare i dipendenti, acquistare materie prime, ecc…

Ne consegue che, di fatto, solo grandi realtà possono permettersi di attuare in maniera conveniente un’opzione del genere e di certo non per tutti i cantieri, altrimenti si troverebbero senza alcun utile! La prima e più grande difficoltà per il contribuente è dunque trovare un’impresa disposta ad accollarsi il credito rinunciando nell’immediato a metà introiti.
Bisogna anche far attenzione alle fregature. Potrebbe accadere, infatti, che per poter effettuare uno sconto immediato del 50%, accollandosi gli sgravi fiscali, l’impresa che vi effettua i lavori “aumenti” notevolmente l’importo richiesto, gonfiando il preventivo. Il consiglio è sempre quello di partire confrontando prezzi reali di vari operatori e solo poi capire se può essere effettuata la cessione del credito.

La vera indicazione che val la pena di considerare, invece, è che qualora il beneficiario della detrazione fiscale sia un contribuente “incapiente” (come può essere un pensionato che ricade nella no tax area e dunque non ha modo di detrarre alcunché), la cessione può avvenire anche a una banca, ad un intermediario finanziario oppure persino ad un “altro soggetto privato”, senza limitazioni, evitando così di disperdere parte del credito d’imposta.

Attenzione!

Sebbene se ne sia discusso, ad oggi, è bene ricordare che non è in alcun modo possibile cedere il credito dalle detrazioni del 50% relative alle ristrutturazioni edilizie.
Purtroppo, per un contribuente riuscire ad aver ben chiare in mente le differenze che vi sono, sia in termini di aliquote, ma anche di procedure e di possibilità di cessione del credito, tra Ecobonus, Sismabonus e Bonus Ristrutturazioni, non è per nulla una cosa semplice. La confusione è molta!

Di sicuro gli incentivi che riguardano genericamente le ristrutturazioni sono con tutta probabilità quelli più frequentemente utilizzati, anche perché coprono una vasta gamma di interventi, tra i quali ad esempio anche l’installazione di impianti fotovoltaici per utenze domestiche, che molti erroneamente ritengono far parte dell’Ecobonus.

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